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Farmers

Farmers
[Contadini]

 

O albero elettrico,
che da un sabato all’altro mi trovi mutato,
io, in realtà, non mi appartengo,
e se non sollecito più come un tempo le tue vene radiose,
è solo perché adesso mi trovo lontano
dal luogo nascosto in cui sedimentano spore e pollini e spezie
da cui ottengo la pasta dorata che ho sempre versato copiosa
dentro ai tuoi nervi privi d’accesso.

Ti vedo pianta, eppure non scorgo
foreste
da cui potresti esser giunto,
ed anche avendo perduto quel guanto col quale potevo sfiorarti
senza temere d’essere punto e senz’avvertire che stavi vibrando,
attingo al ricordo
d’averti potato, e forse conosco il motivo per cui, pur se a mani vuote,
ti sono davanti.

Attendo il momento in cui potrò
un’altra volta distrarmi, per poi rendermi conto di non aver colto
lo sprigionarsi dell’ennesima foglia
in un ramo diverso da quello che stavo osservando,
sperando di riuscire a
spiare
il cauto e denso sorgere di un’altra goccia perlacea,
sintomo ineluttabile
della nascita di un nuovo frutto, purtroppo
ancora adesso assente.

 

[Disturbo affettivo Stagionale, 2° movimento; ritenuto dall’autore stesso come adeguato alla circostanza]